28/08/2010
Non poteva esserci beffa più amara, dopo il danno già subito nel trascorrere mesi senza lavoro e senza stipendio. È infatti ancora tabù per oltre 3 mila lavoratori termali la corresponsione dell'indennità di disoccupazione dovuta per gli ultimi mesi del 2008 e per tutto il 2009. Gli assegni, che avrebbero dovuto coprire il 60% delle mancate retribuzioni, restano bloccati in una sorta di ingorgo burocratico, nel quale gli enti interessati, come l'Inps, l'Obta e gli stessi alberghi, si rimpallano responsabilità e mancati adempimenti burocaratici.
«Quello che è certo - ha spiegato Franco Penello, segretario del Saltae, il sindacato autonomo dei lavoratori termali - è che negli ultimi 10 giorni abbiamo quotidianamente ricevuto in media una quindicina di telefonate di lavoratori increduli nel sentirsi negare dall'Inps la corresponsione dell'assegno. Si sentono abbandonati e traditi. E la loro rabbia cresce di giorno in giorno».
L'indennità di disoccupazione è l'ammortizzatore economico previsto dal contratto nel caso in cui la chiusura dello stabilimento arrivi sino ai 90 giorni. In caso di ulteriore sospensione dell'attività, la Regione interviene per istituire la cassa integrazione in deroga. Parte dell'indennità è costituita dal fondo dell'Ente bilaterale, una sorta di cassa alimentata da trattenute in busta paga a carico degli stessi lavoratori. L'ammontare medio dell'assegno per ciascun lavoratore va dai 600 agli 800 euro mensili. La cifra, che ha costituito sinora una garanzia di sopravvivenza, rischia ora di diventare una chimera.
«Ci eravamo fatti interpreti - ha detto Penello - di un'azione di anticipazione del credito effettuata dalle banche a favore degli alberghieri. Il Comune di Montegrotto, cui avevamo chiesto di intervenire in garanzia, ha addirittura dileggiato il nostro progetto. Ora la realtà è sotto gli occhi e tutti. E rischia di diventare ancor più drammatica in vista delle chiusure che si preannunciano. Facendo concretamente temere il collasso economico per molte famiglie».
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